Spesso, molto spesso mi ritrovo a pensare che cosa vuol dire essere Unione, ovvero cosa significa essere associato all’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e ancor più, cosa significa esserne dirigenti.
Più volte mi sono riletto ciò che dice lo statuto sociale e devo dire che mi ha sempre creato degli scrupoli di coscienza perché mi sono chiesto e mi chiedo se io rispondo a pieno a quei principi.
Riporto qui parte dell’articolo a cui faccio riferimento.
ART. 2 SCOPI 1. Scopo dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – ONLUS APS, che opera senza fini di lucro per l’esclusivo perseguimento di finalità di solidarietà sociale, è l’inclusione nella società delle persone cieche e ipovedenti, anche con disabilità aggiuntive. 3 2. L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – ONLUS APS promuove e attua ogni iniziativa a favore delle persone cieche e ipovedenti, in base a specifiche convenzioni con le pubbliche amministrazioni competenti o, relativamente a tipologie d’interventi non realizzate da queste, previa comunicazione alle medesime. A tale scopo, ove necessario, provvede anche alla creazione di apposite strutture operative e all’edizione di periodici informativi e pubblicazioni dedicate. 3. In particolare: a) favorisce la piena attuazione dei diritti umani, civili e sociali delle persone cieche e ipovedenti, anche con disabilità aggiuntive; la loro equiparazione sociale e l’inclusione in ogni ambito della vita civile, promuovendo allo scopo specifici interventi di contrasto alla discriminazione basata sulla disabilità; b) promuove e attua, anche in collaborazione con enti esterni, iniziative e azioni per la prevenzione della cecità, il recupero visivo, la riabilitazione funzionale e sociale delle persone cieche e ipovedenti, nonché per la ricerca medico-scientifica e tecnologica finalizzata, in particolare, al settore oftalmologico e neuro-oftalmologico; c) promuove e attua iniziative per l’educazione, l’istruzione e la formazione professionale e culturale delle persone cieche e ipovedenti, anche con disabilità aggiuntive; d) promuove la piena attuazione del diritto al lavoro per le persone cieche e ipovedenti, favorendone il collocamento lavorativo e l’attività professionale in forme individuali e cooperative, nonché fornendo assistenza ai lavoratori ciechi e ipovedenti nell’ambito del rapporto di lavoro; e) attua iniziative assistenziali rispondenti alle necessità delle persone cieche e ipovedenti, con particolare attenzione alle persone con disabilità aggiuntive e alle persone anziane più fragili; f) opera nel campo tiflologico e tiflotecnico per garantire la disponibilità, fruibilità e accessibilità di strumenti avanzati e di soluzioni d’avanguardia, favorendo anche la ricerca scientifica e tecnologica di settore; g) promuove, favorisce e organizza le attività sportive volte allo sviluppo psicofisico delle persone cieche e ipovedenti, anche in collaborazione con altri organismi;
h) favorisce la costituzione e lo sviluppo di cooperative sociali, anche aderendovi in qualità di socio con propri finanziamenti.
4. È fatto divieto di svolgere attività diverse da quelle di cui all’art. 3 dello Statuto Sociale e del Regolamento Generale, a eccezione di quelle a esse direttamente connesse e di quelle secondarie omissis
Io ho visto la prima tessera associativa quando ero ricoverato all’Istituto Domenico Martuscelli di Napoli e frequentavo la terza media ma in realtà la mia prima e vera iscrizione fu a Torino a seguito del mio incontro col Maestro Enzo Tomatis.
Mi disse: “ragazzo impegnati nello studio e rimani sempre vicino all’Unione e ricordati che devi dare agli altri ciò che gli altri hanno dato a te”.
Furono parole che mi segnarono e iniziai allora la mia storia associativa.
Se devo essere sincero con me stesso devo dire che ho sempre dato tutto ma non riesco a valutare il mio impegno e certamente lo farà per me la storia.
Oggi l’associazione vive un momento a dir poco difficile perché non c’è sufficientemente pluralismo, non riusciamo a intercettare il consenso di ciechi e ipovedenti e lo si vede con il calo degli iscritti.
Io e tutti i dirigenti dobbiamo interrogarci e cercare soluzioni a questo problema non semplice da risolvere.
Siamo tutti e ciascuno responsabili di ciò che accade ma non riusciamo a mettere in atto strategie sufficienti. Spesso rischiamo di essere autoreferenziali ma non sempre per scelta consapevole.
Ci facciamo assalire dalle ugenze, dal quotidiano e non riusciamo a programmare un piano prospettico del nostro intervento tra i cittadini con disabilità visiva.
Spesso faccio appello ai cittadini affinchè si avvicinino all’associazione e anche qui voglio chiedere a chi ci lege di contattare la sezione di Siena per conoscerla e conoscerne le sue molteplici attività.
Non fidatevi delle parole di noi dirigenti ma venite a toccare con mano la nostra realtà.
Oggi grazie alle nuove norme sul terzo settore anche chi vede può essere socio dell’associazione con pieni diritti di elettorato e sinceramente mi auguro che questo ci aiuti a crescere soprattutto in termini di efficienza.
Devo dire con soddisfazione che il gruppo di lavoro della nostra piccola sezione territoriale sta facendo azioni forti e sta dialogando con diverse realtà associative e con le pubbliche amministrazioni.
Non possiamo dire di essere perfetti perché saremmo e sarei presuntuoso ma certamente possiamo dire che ci mettiamo tutto il nostro impegno e quando dico ci mettiamo intendo parlare del Consiglio tutto ma anche dei nostri collaboratori che ci mettono qualità, quantità e passione.
Proprio la passione è quella che ci serve per essere Unione e la nostra associazione nel chiamarsi Unione ha voluto sottolineare che ciechi e ipovedenti hanno necessità di essere uniti sotto una sola bandiera.