intervista a Donatella Cinelli Colombini
Con piacere intervisto per il nostro periodico una signora, una tradizione, un esempio: Donatella Cinelli. La considero un’Amica dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e un esempio per il nostro territorio ma non solo.
D. Signora, la definiscono: “signora del vino” come mai questo appellativo così particolare, cosa fa nella vita?
R. Io sono una produttrice di vino, produco in due cantine, una a Montalcino che si chiama casato prime donne, l’altra a Treguanda. Sono le prime cantine in Italia con un organico di sole donne, una bandiera, perché quando nacquero nel 1998, data di nascita del progetto, “prime donne”, fu molto importante per il progresso del settore e del ruolo delle donne nel mondo del vino, mondo che era dominato dagli uomini e oggi lascia spazio a donne di talento.
Io mi occupo anche di donne del vino, a livello associativo sono stata presidente nazionale, ora dirigo le donne del vino della Toscana, che sono un’ottantina e facciamo una serie di iniziative anche in favore dell’ambiente.
Per esempio, l’ultima è stata per favorire l’utilizzo del vetro leggero nelle bottiglie di vino, perché forse non lo sapete, ma il vetro e la parte principale dell’inquinamento del prodotto Vino. Del vino proprio il contenitore di vetro e la parte che si utilizza di più, quindi quella su cui lavorare di più per ridurre l’impatto ambientale.
Oltre a questo mi occupo di turismo del vino, scrivo manuali e collaboro a iniziative per favorire la buona accoglienza nelle cantine italiane e lo sviluppo del turismo e della visita nei territori del vino.
D. Mi pare un’attività enorme. Poi quella delle due aziende al femminile, iniziate in un’epoca in cui di imprenditorialità al femminile si parlava molto poco e non solo nell’ambiente vitivinicolo. Ti chiedo: “ma quando sarebbe importante per la vostra attività di promozione di tutela e anche di tutela dell’ambiente, che l’enoteca italiana riprendesse la sua attività, il suo ruolo nel nostro paese?
R. Ma certamente sarebbe importante; va considerato questo: l’enoteca italiana era un organo pubblico, un organo dello Stato e aveva uno statuto molto particolare che ne faceva il salotto buono, diciamo così, dello Stato italiano per il vino. Quindi, ha rappresentato l’Italia in contesti importantissimi quali l’Expo di Shanghai, quali le Olimpiadi quali appunto eventi di natura internazionale. Poi ha fatto operazioni di promozione del vino aprendo grandi mercati come la Russia, la Cina, il Brasile.
Ha fatto veramente delle azioni importanti e molto lunghe nel tempo. Ora ricostruire un organismo con queste caratteristiche è molto difficile. Quello che possiamo vedere attualmente, è la nascita di una organizzazione privata che sta cercando però di importare questo organismo al funzionamento. Attività che a me sembra meritevole e che però è molto difficile, molto molto difficile.
D. passiamo a un argomento che negli ultimi tempi è stato al centro dell’attenzione; il tappo di sughero. A me questa cosa mi interessa molto perché ho visto in alcune produzioni anche di qualità dei tappi di sughero artificiali. Come li chiamo io. Ma forse il termine non è quello più corretto. Però ho notato per esempio in alcune bottiglie toscane che viene dichiarato tappo di sughero, poi se vai a vedere la sigla che c’è sul tappo, risulta un tappo sintetico. Come ha affrontato questo tema la tua azienda?
R. Va detto che il tappo in sughero è quello più ecologico perché i boschi di quercia da sughero sono nella storia, una specie di difesa contro gli incendi, perché il sughero non brucia. Anche nel vino ha delle proprietà molto buone per il vino, perché permette al vino di invecchiare a lungo in modo naturale. Al di là di questo, sono in corso delle iniziative, come per esempio quella a cui abbiamo aderito noi come donne del vino e che si chiama “Etico”.
D. Di cosa si tratta?
R. Il progetto prevede il recupero dei tappi usati che vengono trasformati in mobili di design e con questi tappi usati vengono finanziati i centri antiviolenza per difendere le donne che subiscono abusi. Comunque, il tappo di sughero rimane la chiusura migliore per tutto il vino, destinato a lungo invecchiamento.
Però ha un inconveniente, il tappo di sughero, perché è molto poroso e assorbe qualunque tipo di inquinamento ci sia. Ci sono degli agenti inquinanti, per esempio, il TCA, (Tricloroanisolo) che è il famigerato, puzzo di tappo.
In alternativa sono stati proposti sul mercato sia dei tappi sintetici su cui sono stati fatti anche grandi studi per renderli permeabili all’ossigeno, oppure quello che viene chiamato il tappo a vite che è un tappo totalmente metallico in alluminio. Quest’ultimo va bene per i vini a breve consumo.
D. Quindi Il sughero è l’elemento principale, mi sembra molto interessante questo aspetto.
Mi sembra particolarmente da segnalare come da un’azione di recupero nasca un’azione a tutela delle donne e questo è un problema che ultimamente nel nostro paese, e non solo, assurge agli onori della cronaca.
R. Nel giro degli ultimi 4 o 5 giorni sono stati vissuti quattro o 5 femminicidi è una cosa di una gravità assoluta e che crea dei dubbi anche sulla questione normative.
D. Pensi che il Codice rosso sia la soluzione a questo problema Donatella?
R. Ma, dunque, noi donne del vino abbiamo avuto un femminicidio tra di noi; era una sommelier del Friuli Venezia Giulia, Donatella Briosi, che fu assassinata dal marito davanti al notaio.
Mentre loro stavano firmando un atto di vendita di una proprietà comune, il marito, pur di non dargli niente, prima l’uccise e poi si tolse la vita. Da questo fatto è sorta una grande sensibilità in tutto il comparto verso queste violenze sulle donne.
Ora quello che noi abbiamo potuto vedere è che certe azioni che sono fatte per esempio negli Stati Uniti, funzionano. In California, tutti i nuovi assunti, donne e uomini, devono fare dei corsi online che sono brevi. In mezz’ora si fanno con un quiz finale e ti aiutano a distinguere quelli che sono degli atteggiamenti maleducati da quelli che già sconfinano nell’abuso.
Noi abbiamo provato attraverso una nostra socia che lavora molto negli Stati Uniti a proporre al Ministero di fare la tessa cosa. L’introduzione di questi corsi anche in Italia, che sarebbero utilissimi soprattutto perché sono periodici, ogni tre anni vanno rifatti, ma per adesso nulla si è mosso.
D. Sarebbe interessante perché questo sarebbe anche formativo, oltre che essere attività di prevenzione.
R. servirebbe anche contro qualunque tipo di discriminazione: per i disabili, per quanto riguarda le persone di altra religione, di altra razza. Servono in generale a capire dove si trovano certi atteggiamenti che non si possono accettare.
Ma non bisogna assolutamente arrendersi, bisogna sempre cercare di dare esempi virtuosi. E di costruire per un mondo più buono, più bello, più pulito, più giusto, perché? È solo così che vivremo felici, cercando di dare qualcosa agli altri.
D. Bene, grazie Donatella, grazie per aver dato questa intervista a radio risorse, e a Visto. Grazie grazie 1000 e buona serata.
Massimo Vita